La civiltà occidentale è identificata con un tipo di coscienza unilaterale, progressiva, lineare e fondata sul concetto di scarto: tutto ciò che non è utile, produttivo, efficiente è messo ai margini come lo sono i matti, gli anziani, i cimiteri e la morte, etc.
Il grandissimo lavoro di Carl Gustav Jung, di Marie-Louise von Franz e di tutto il gruppo di pionieri e ricercatori che lavorava a stretto contatto con lui, è stato quello di sperimentare un altro tipo di coscienza: una coscienza femminile accanto a quella maschile, una coscienza che non procede per scarto bensì per annessione, inclusione, “sympatheia”.
Lo scrittore ed esploratore sudafricano Laurens van der Post, di famiglia fiamminga ma anche da una tata boscimane che gli aveva insegnato ad ascoltare il canto delle stelle, afferma che il punto centrale della ricerca di Jung “è l’impegno eroico nello studio e nella relazione con il femminile […] perché uomo e donna dovevano unirsi e lottare per evolversi in un essere nuovo e più grande e questo sarebbe la promessa di un futuro sulla terra e fra le stelle verso cui siamo diretti”
Giulia Valerio, analista junghiana, docente e presidente del direttivo della scuola Li.S.T.A., lavora a Milano e a Verona
Gianluca Minella, psicologo e psicoterapeuta junghiano, lavora a Castelletto Sopra Ticino (NO)