Raggiungere gli obbiettivi. Il cambiamento negli individui, nei gruppi e nelle organizzazioni.

Mentre il modello medico-organicista, quello che trova la sua fondazione nelle scenze della natura, è basato sul concetto di guarigione e cioè sul ripristino di una condizione precedende (un organo guarisce quando riacquista la condizione precedente), per altri modelli che possiamo piuttosto inserire nell’alveo delle scienze dello spirito, guarire significa tutto l’opposto. La “guarigione”, se così la vogliamo ancora chiamare, sarà valutabile piuttosto da quanto il paziente se ne sarà allontanato! Più consono sarebbe allora il termine trasformazione oppure cambiamento.

Cambiare significa intervenire sul prestente guardando al futuro e non agire sulle cause che sono nel passato perché non le possiamo cambiare. Traumi e ferite, colpevoli e cause appartengono a ciò che è stato e che non si potrà più cambiare. Concentrarsi sul presente per fare leva sulle nostre risorse e migliorare il futuro.

Troppo superficialmente si critica talvolta la psicoanalisi e suoi modelli perché troppo orientati al passato, troppo concentrati sulla ferita. Non è così, almeno per la psicoanalisi contemporanea che ne ha fatta di strada a partire dalla sua fondazione come “talking cure“, per utilizzare il termine che una paziente di Breuer (uno dei maestri di Freud) diede alla nascente tecnica psicoanalitica. Credo che ogni psicoterapia, così come ogni intervento di coaching o di counselling, non possa che lavorare sul presente per sperare di ottenere un cambiamento nel futuro.

Il terapeuta lavora nel presente per cercare di dare nuovi significati al passato, per cercare di osservare il passato da nuovi vertici e da nuove angolature o prospettive. Il punto di osservazione è sempre presente, fondato nella coscienza che osserva qui ed ora, anche se spesso il teatro che si anima al nostro interno mette in scena personaggi e luoghi che ci trascendono e che arrivano da tanto lontano.

 

Il cambiamento nei sistemi viventi

Non esitono animali coraggiosi, ma animali che superano la paura per ottenere degli scopi, per raggiungere degli obbiettivi, per sopravvivere e adattarsi all’ambiente che li circonda. Il coraggio può essere definito come l’abilità di utilizzare la paura come risorsa. E per noi esseri umani è diverso? Cosa significa raggiungere un obbiettivo? Trasformare uno scenario che nel presente non funziona più per ottenere un cambiamento nel futuro?

Eppure come diceva già Eraclito la legge più costante che governa la vita è il cambiamento stesso. Tutto scorre ed è in continuo divenire. Gli esseri viventi muoiono e rinascono in continuzione: batteri, cellule, animali. Nasciamo, cresciamo e muoriamo. Tutto nell’universo cambia e si trasforma incessantemente. Dovremmo aver capito questa lezione e stare quindi tranquilli. Ma non è così! E per quale ragione il cambiamento è così difficile? Perché fa così paura?

Tutti i sistemi viventi resistono al cambiamento del loro equilibrio, come hanno dimostrato gli studi attinenti alla prima cibernetica. Un sistema vivente che venga provocato a cambiare tenderà, mediante una “retroazione negativa” a ripristinare il funzionamento precedente, un po’ come un sistema termostato-caldaia ad una abbassamento della temperatura tenderà a ripristinare la temperatura fissata dal termostato. Questo avviene anche quando quel sistema non sta funzionando proprio bene, cioè quando quell’equilibrio è disfunzionale. Il sistema è molto “affezionato” al suo stato.

Cosa accomuna una crisi di coppia ad un conflitto in una organizzazione che non è più creativa nei suoi progetti? Un governo in crisi alla situazione rigida e coatta di una anoressia di 30 chili che non vuole mangiare? Il blocco di un atleta che non riesce più ad ottenere risultati alle difficoltà di un uomo che non riesce più ad uscire di casa per attacchi di panico?

Il più delle volte la grande difficoltà ad ottenere un cambiamento! Questi sistemi viventi hanno raggiunto un equilibrio (omeostasi) che per quanto disfunzionale sia, è un modo di funzionare che garantisce loro la sopravvivenza. L’incapacità a lasciare andare modelli di comportamento e soluzioni proprio perché sono stati molto efficaci in passato.

 

Modelli strategici e cambiamento

Quando cerchiamo di raggiungere un obbiettivo dobbiamo essere consapevoli che ci stiamo confrontando con un sistema che resisterà al cambiamento e quindi dobbiamo tenere conto di questi ostacoli. La prima domanda che dovremo porci è: “Cosa mi impedisce di raggiungere il mio obbiettivo?”.

E siccome esistono vari tipi di cambiamento, dobbiamo essere consapevoli di che tipo di cambiamento vogliamo attuare nel sistema, se un cambiamento a lungo temine che si può attuare mediante piccole azioni ma costanti oppure un cambiamento immediato mediante rottura o ancora un cambiamento con un effetto valanga che inizia con l’intronuzione di un piccolo cambiamento che risulti invisibile al sistema eludendo le retroazioni negative per ottenere con progresssione e accelerazione geometrica un grande cambiamento (consigliato per i sistemi molto resistenti):

  • Cambiamento grauale. Si può cambiare gradualmente ed in modo impercettibile. Una goccia, cadendo lentamente ma inesorabilmente, depositerà una microscopica quantità di calcaree formando in molti anni una meravigliosa stalactite. Per ottenere questo tipo di cambiamento bisogna attuare un apprendimento graduale che in un orizzonte temporale lungo porterà lentamente al cambiamento;
  • Cambiamento catastrofico. Un evento imprevedibile e improvviso provoca una rottura immediata, come un fulmine che abbatte un albero o un incidente. Uno sbalzo immedianto cambia l’assetto del sistema. L’equilibrio viene rotto e spezzato. Questo tipo di strategia è molto utile per cambiare situazioni che stanno portando alla distruzione e dove bisogna agire in modo repentino;
  • Cambiamento ad effetto valanga. Una palla di neve cade e si genera una reazione a catena che provocherà una valanga. Questo tipo di strategia fondata su un cambiamento esponenziale e geometrico si applica quando c’è tantissima resistenza nel sistema.  All’introduzione di un piccolo iniziale cambiamento il sistema non si allarmerà.

Milton Erickson e Paul Watzlawick, Mara Selvini Palazzoli e Giorgio Nardone in Italia e molti altri ricercatori hanno studiato e applicato il cambiamento ai sistemi umani, in individui e famiglie, piccoli gruppi e organizzazioni, con buoni risultati creando modelli e tecniche che si sono rivelati molto efficaci sia nell’intervento strategico che in alcune psicopatologie.

 

Come raggiungere gli obbiettivi

DEFINIRE L’OBBIETTIVO IN MODO CHIARO. In primo luogo risulta essenziale raggiungere l’obbiettivo, avere ben chiaro quale sia. Esistono obbiettivi che non si possono raggiungere perché sono troppo vaghi oppure impossibili. Come la nostra memoria ci inganna riguardo al nostro passato, spesso noi ci inganniamo circa gli obbiettivi che vogliamo raggiungere e quelli che chiamiamo obbiettivi diventano piuttosto delle illusioni. Il primo passo fondamentale è definire quindi in modo molto chiaro l’obbiettivo e fino a che non avremo una visione una chiara, concreta, definita ed empirica dell’obbiettivo da raggiungere.

È molto importante visualizzare un traguardo perché il cervello funziona come un meccanismo cibernetico. Una volta stabilito un obbiettivo  mediante feed-back correttivi inizierà a lavorare per mantenersi in linea con l’obbiettivo (TOTE). Ogni obbiettivo inizia con un test sulla situazione attuale (T ossia TEST sullo stato presente o stato problema), certe operazioni (O ossia Operate) e un test successivo per confrontare lo stato presente con quello desiderato (T – Test). Se i due stati coincidono l’obbiettivo è stato raggiunto e il problema risolto (E – Exit).

È espresso in termini positivi? 

“Voglio smettere di fumare” non è espresso in termini positivi così come “Non voglio in ufficio persone così inefficienti”. Questo significa che ho una rappresentazione dello stato presente ma non di quello futuro, dello stato finale che desidero raggiungere. La chiarezza della visione è indispensabile per garantire direzionalità,  costanza, motivazione. La visione dello stato desiderato può essere migliorata attraverso obbiettivi chiari ed espressi in termini positivi come: “Voglio superare l’esame”, “Voglio dimagrire 12 kg”, “Voglio imparare l’inglese a livello intermediate”, “voglio fare digiuno una volta al mese”.

È sensorialmente basato.? Espresso in termini concreti, che si vedono si e toccano. “Voglio migliorare” oppure “Desidero essere felice” non sono sensorialmente basati. Cosa significa migliorare? Di quanto? Rispetto a chi? E cosa intendo per miglioramento?

È verificabile? Deve esserci l’evidenza in base alla quale saprò che ho raggiunto l’obiettivo ed entro un limite di tempo. Altrimenti non è possibile fare un test per capire se l’obbiettivo è stato raggiunto. “Voglio imparare l’inglese al livello  – intermediate – entro la fine dell’anno”.

È sotto il controllo del soggetto? Non deve dipendere da circostanze esterne o persone. “Voglio sposarmi entro fine anno” oppure “Voglio diventare sindaco la prossima legislatura” sono obbiettivi che non possono dipendere soltanto da noi.

“Qual’è il mio obbiettivo concreto?”

COSA MI IMPEDISCE DI RAGGIUNGERE L’OBBIETTIVO. Quali sono gli aspetti che impediscono il cambiamento? Gli aspetti che aumentano la “resistenza” del sistema? Anche in questa fase l’analisi deve essere puntuale e dettagiata, condotta in maniera specifica e concreta. Il sistema funziona ad un certo livello perché quell’equilibrio è funzionale, il migliore che il sistema ha saputo trovare per sopravvivere adattandosi alle circostanze esterne.

Questo significa che esistiono dei vantaggi che il sistema cambiando dovrà lasciare andareche il sistema resisterà al cambiamento in quanto, per quanto disfunzionale sia il suo funzionamento, alberga in una forma di equilibrio. Allora scopriremo che un sintomo ha una sua specifica funzione, che può essere quella di attirare l’attenzione o per esempio ottenere dei vantaggi utili all’equilibrio del sistema. Anche un conflitto relazionale o un gruppo di lavoro in crisi creativa possono essere espressione di un equilibrio disfunzionale, un sistema che sta in equilibrio su quei vantaggi.

“Quali sono i vantaggi o i benefici che perderei del raggiungerlo?”

 

QUALI SONO LE TENTATE SOLUZIONI. La vita di un sistema si basa su un modo di funzionare che mira a salaguardare l’equilibrio (omeostasi) del sistema. Ciò che ci ha permesso di avere successo nel passat0 è una garanzia del funzionamento futuroAbbiamo difficoltà a cambiare le strategie che sono state efficaci nel passato perché ci hanno fatto sopravvivere. Queste strategie possono essere consapevoli o inconsapevoli. Parliamo di azioni e comportamenti, pensieri, stili relazionali o comunicativi. Soprattutto se inconsapevoli vanno svelati nel loro funzionamento e nelle loro intenzioni di servire il sistema. Anche qui va fatto un lavoro puntuale e specifico.

“Quali sono le modalità che sto adottando per raggiungere l’obbiettivo?

Una chiarificazione ci viene dallo studio delle paure patologiche fino al panico. Oggi sappiamo che chi tenta di controllare la propria angoscia si infilerà in un vicolo cieco che lo porterà di fatto a perdere il conrollo mediante una sequela di tentate soluzioni di controllo:

  • La prima tentata soluzione del sistema in questo caso è il controllo
  • In secondo luogo viene messa in atto una strategia di evitamento di situazioni che rimandano a quella situazione di paura. Se evito quella situazione dove la paura si è manifestata mi sento salvo (dalla psicoanalisi sappiamo che infatti fobia è di fatto una strategia di spostamento dell’angoscia su un oggetto, un luogo, etc) per poterla controllare. Ma se evito qualcosa che mi spaventa, parodassalmente non ne sarò mai libero perché quando la incontrerò mi spaventerà ancora di più alimentando un circolo vizioso
  • In terzo luogo chiedo una protezione, porto con me qualcuno che mi potrà aiutare se mi succederà qualcosa. Ma anche in questo caso mi sto infilando in un vicolo cieco perché se ho bisogno di protezione sto confermando a me stesso che non sono al sicuro, che sono in pericolo

Come possiamo uscire da queste trappole? Da questi circuiti viziosi e trasformarli in operazioni virtuose che portano ad un cambiamento? Come è possibile rompere l’equilibrio dis-funzionale di un sistema per fare si che il sistema si ri-organizzi ad un differente livello?

Sono molte le tecniche di “problem solving strategico” che si possono adottare:

1 – Tecnica dello scalatore. Si parte dall’obbiettivo per vedere a ritroso tutti i passi da fare. Molti alpinisti che vogliono montare in vetta un cambo base, partono dalla vetta e a ritroso percorrono tutte le operazioni necessarie pianificando cosìla loro strategia. Allo stesso modo uno studente stilerà la propria tesi di laurea dalle conclusioni che vorrà trarre nel suo lavoro. Progettare a ritroso per giungere nella direzione adeguata, per raggiungere il mio obbiettivo. Dove devo essere nel passo precedente di una serie di steps che mi porteranno al raggiungimento del mio obbiettivo?

È probabile che dopo i primi passi si inneschi una reazione a catena in grado di portarci velocemente e senza molti intoppi al cambiamento desiderato. Dove è la magia? Abbiamo aggirato la resistenza al cambiamento del sistema mediante piccoli passi che non sono percepiti come micaccia all’integrità omeostatica del sistema stesso

2 – Soluzione magica. Cosa succederebbe dopo aver raggiunto l’obbiettivo? Dopo essere “entrati” in questo scenario, in questa “visione del futuro già realizzato”, analizzo tutte le caratteristiche di quello stato. Quindi prendo alcuni di questi aspetti e li porto nel presente e comincio a fare, a comportarmi “come se” fossi già al di la del problema a partire dal più piccolo, comportandomi nel presente a partire dalle più piccole cose. Anche questi comportamenti innescheranno una reazione a catena che genererà un cambiamento esponenziale ed esplosivo.

3 – Tecnica del come peggiorare. Utilizzando il paradosso, cioè ottenere qualcosa spingendo nella direzione contraria, “aggiungere legna per spegnere il fuoco”, ci si chiede: “Se volessi peggiorare la mia situazione, se volessi fallire nel raggiungimento del mio obbiettivo, cosa dovrei o non dovrei fare? Pensare?”. Detto questo si mettono per iscritto tutti i metodi per peggiorare. Fatto questo la mia mente creerà una situazione avversiva verso quelle cose, una spontanea forma di evitamnento al fallimento sicuro. Inoltre spingendomi in quella direzione mi verranno idee nuove, spesso creative e innovative a cui non avrei mai pensato.

Questa tecnica era usata da Archimede, Leonardo, Edison.  Tecnica molto utilile per aggirare le resistenze, sbloccare il sisitema. È risultata efficace con pazienti che soffrono di attacchi di panico, manager e creativi che non riescono a trovare soluzioni al loro problema, atleti bloccati nella loro pratica agonistica.

Proiettarsi nel futuro per migliorare il nostro presente. Il passato è oramai passatoIl cambiamento è già avvenuto.

Gianluca Minella

 

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