Platone e la cura dell’anima

Tornato dalla battaglia di Potidea, Socrate va alla palestra di Taurea dove gli presentano Carmide, un giovane ammirato da tutti per la bellezza che possiede e l’intelligenza che dimostra.

Il giovane chiede se Socrate conosca un rimedio per il mal di testa di cui soffre, e Socrate risponde che prima di tutto bisogna curare l’anima.

“Tuttavia, quando quegli mi chiese se conoscevo il rimedio per il mal di capo, in qualche modo, impacciato, gli risposi che, sì, lo conoscevo. — Qual è?, mi chiese. Allora io gli dissi che era una certa erba, sulla quale c’era un carme magico, che se lo si cantava prendendo insieme quell’erba, il rimedio faceva guarire del tutto, ma senza quella magia, l’erba sola non serviva a nulla […]”

“Perché, caro Carmide, questo carme non è capace di guarire la testa separatamente; ma come forse anche tu sai per aver udito dei bravi medici se per esempio ci va uno con male agli occhi, gli dicono che non si può cominciare a sanare gli occhi soli, ma che bisognerebbe curare anche la testa se si vuole guarire gli occhi; e dicono ancora che è una assurdità pensare di curare la testa per se stessa senza tenere conto dell’intero corpo. Così, in base a questo ragionamento, cercano di curare e sanare la parte applicando un regime all’intero corpo. Non ti sei accorto che dicono così e così fanno? — Sicuro, rispose. —Allora, dicono bene, non ti pare? E sei d’accordo con questo ragionamento? — Assolutamente […]”

“Lo stesso, o Carmide, con questo carme magico. L’ho imparato laggiù nell’esercito da uno dei medici traci di Zalmosside che hanno fama di rendere immortali gli uomini. Questo Trace mi diceva che i medici greci hanno ragione riguardo alle cose che mostravo ora; ma soggiungeva: ‘Il nostro Zalmosside, che è un dio, vuole che come non si deve tener conto del capo, nè il capo senza il corpo, così neppure si deve cominciare a sanare il corpo senza tener conto dell’anima, anzi questa sarebbe proprio la ragione per cui tante malattie la fan franca ai medici greci, perché essi trascurano il tutto di cui invece dovrebbero prendersi cura, quel tutto che è malato e dunque non può guarire in una parte’. In realtà, soggiungeva ‘ogni cosa, il male o il bene, non irrompe nel corpo e in tutto l’uomo se non dall’anima, dalla quale tutto proviene, come dalla testa proviene tutto ciò che corre agli occhi; così che si deve cominciare a curare soprattutto quella, se si vuole che la testa e le altre parti del corpo stiano bene’. L’anima, o beato, continuava ‘si cura con certi carmi magici che sono poi i belli discorsi, dai quali cresce nelle anime la saggezza. Quando questa sia cresciuta e sia là presente, allora è facile dare salute al capo e al resto del corpo’. E mentre il Tracio m’insegnava i rimedi e le parole magiche, soggiungeva: ‘che nessuno ti convinca a curare la propria testa con questa medicina, se prima non avrà affidato la sua anima alla cura dell’incantamento. Perciò anche ora, continuava, ‘si fa questo sbaglio fra gli uomini che taluni cercano d’essere medici dell’uno o dell’altra cosa separatamente, o della saggezza o della salute’ “.

“E mi raccomandava con forza che nessuno, ricco, nobile o bello che fosse, mi convincesse a fare altrimenti. Così io gli ubbidirò — del resto glielo giurai e debbo obbedirgli — e a te darò la medicina per il capo se vorrai prima offrire l’anima alla magia delle parole incantatrici del Trace, secondo le sue istruzioni, se no, non sapremo che farti, caro mio Carmide”

Da Platone, Carmide, 155b-157c, in Opere complete, vol. IV, Laterza, Bari 1971.