C’è un luogo sicuro dove l’Uomo può ritirarsi, Marco Aurelio
Marco Aurelio, l’imperatore-filosofo morto il 17 marzo del 180 d.C., scrive i suoi Colloqui nell’ultimo decennio di vita, sotto la tenda militare ai confini dell’impero, in terre nordiche devastate dai nemici, dettando a se stesso pensieri sulla morte e sulla vanità delle azioni umane. Pur continuando a combattere e tenendo fede all’impegno di compiere fino in fondo il proprio dovere per la salvezza dello Stato romano, Marco Aurelio non può fare a meno di confessare a se stesso l’inanità di ogni impresa.
“Alcuni cercano luoghi solitari, dimore fra i campi, sulle rive del mare, sui monti; anche tu eri solito desiderar vivamente queste cose. Ma tutto ciò è stoltezza vera e propria, in quanto è possibile ritirarsi in sé stesso in ogni istante, quando si desidera. Oh ! in nessun luogo più che nell’anima sua con maggior tranquillità, con più facilità, un uomo può ritirarsi; soprattutto poi chi abbia dentro così pregiate cose che solo uno sguardo ivi rivolto dona la pace del cuore. E con questa pace voglio intendere disposizione d’ordine perfetto. In conseguenza, elargisci a te stesso continuamente questo luogo di ritiro e rinnova la tua vita”;
“Inoltre siano brevi ed elementari quelle verità contemplative, sufficienti per chiudere al primo incontro la reggia tutta e per rimandarti ben lieto a quelle pregiate cose alle quali fai ritorno”;
“Del resto, di che cosa ti senti così contrariato ? Della malvagità umana, forse ? Devi ricordare alcune conclusioni: i viventi razionali sono stati l’uno per l’altro; il sopportare è parte di giustizia; contro volontà gli uomini errano; sono innumerevoli gli uomini che hanno destato inimicizie, che hanno avuto sospetti, che hanno odiato, che si sono accaniti l’uno contro l’altro con le armi; ebbene, tutti sono usciti ormai dalla vita; cenere, tutti”;
“Ecco, datti pace. Ma forse il turbamento tuo proviene dal considerare la sorte a te assegnata nell’universale destino ? In tal caso devi richiamare il dilemma famoso che dice: o provvidenza oppure atomi; e così pure le ragioni con le quali fu dimostrato che l’universo è come una città. Ma ti toccano forse ancora le affezioni del tuo organismo ?”;
“Devi riflettere che l’attività della mente non si confonde col principio vitale, si muova esso facilmente o violentemente; soprattutto quando la mente sia rivolta in sé stessa e acquisti coscienza del proprio potere. E a queste considerazioni puoi aggiungere quelle che a scuola ti sono state fornite circa il dolore e il piacere e alle quali davi il tuo assenso”;
“Ma forse ti recherà turbamento il pensiero d’una piccola gloria ? Allora puoi volgere lo sguardo alla celerità, con cui l’oblio ogni cosa sommerge; volgere lo sguardo all’abisso infinito dei tempi, tanto prima di te quanto dopo la tua vita; considera il ripercuotersi d’una vana eco, che facilmente muta luogo; un’eco inconsiderata che dice il nome di chi è creduto glorioso. E considera anche com’è angusto lo spazio entro il quale quel nome circoscritto risuona. Non vedi che la terra tutta quanta è un punto ? E non è forse minima parte di quel punto tale tua dimora ? E in questa dimora quante sono, di che genere, le persone che vorranno dar lode a te ?”;
“Da oggi in poi dunque devi ricordare che c’è un piccolo podere, una piccola villa di campagna, pronto rifugio al tuo dolore; podere e villa che hanno un nome: “interiorità tua”. E soprattutto non ci sia affanno in te; nessuna agitazione; ma libero devi essere; ma le cose devi guardare virilmente, da uomo, da cittadino, da destinato alla morte”;
“E a tua disposizione ci sono due verità alle quali potrai volgere intento lo sguardo. La prima è questa: le cose non arrivano a toccare l’anima; bensì rimangono fuori come sono; il turbamento proviene solo dall’interiore valutazione. La seconda: tutte queste cose che vedi, quanto rapidamente si mutano e più non sono! Del resto, pensa ininterrottamente di quante mutazioni tu stesso ormai sei stato testimonio. Trasformazione, l’universo; la vita è opinione”.
Marco Aurelio, Contro le lusinghe del mondo, Bur, Milano, 2009.