Libero ovunque tu sia. Thich Nhat Hahn, maestro della consapevolezza.

L’Unione Buddhista il 22 gennaio 2022 ha comunicato con grande dolore la scomparsa del grande Maestro Thich Nhat Hahn, monaco buddhista vietnamita considerato il più popolare maestro Zen al mondo, mancato all’età di 95 anni presso il Tempio Tu Hieu in Hue, in Vietnam. Thich Nhat Hahn ha segnato la storia del buddhismo mondiale nel ventesimo e ventunesimo secolo con i suoi insegnamenti e la sua testimonianza. Lo ricordiamo con affetto e riconoscenza e immensa gratitudine per essere stato un faro, un testimone esemplare del Buddha Dharma. Si è opposto con forza alla guerra in Vietnam ed è strato un grande sostenitore di Martin Luter King.

Thich Nhat Hahn non si è mai stancato di invitare le persone alla pratica meditativa. Un giorno, nel corso di una visita nel Penitenziario del ha tenuto uno splendido discorso nel quale ci parla, tra molti altri temi, dell’ arte di gestire una tempesta emotiva:

“Una tempesta, quando arriva, rimane per un po’ di tempo e poi se ne va. È così anche per le emozioni: vengono, restano per un po’, poi vanno via. Un’emozione è solo un’emozione. Non si muore per un’emozione. Noi siamo molto, molto più di un’emozione. Quando ti accorgi che sta per sorgere un’emozione, dunque, è molto importante che ti sieda in posizione stabile, oppure che ti metta sdraiato – an- che questa è una posizione molto stabile. Concentra poi l’attenzione sulla pancia. La tua testa è come la cima di un albero durante una tempesta: io non ci resterei. Porta la tua attenzione in basso, al tronco dell’albero, dove c’è stabilità. Dopo esserti concentrato sulla pancia, sposta in giù l’attenzione, appena sotto l’ombelico, e inizia a praticare il respiro consapevole. Inspirando ed espirando profondamente, sii consapevole del sollevarsi e dell’abbassarsi dell’addome. Dopo aver praticato in questo modo per dieci, quindici o venti minuti, ti accorgerai di essere forte, abbastanza forte da resistere alla tempesta. In questa posizione seduta o sdraiata, limitati a rimanere agganciato al respiro, proprio come un naufrago resta aggrappato a un salvagente: dopo un po’ di tempo l’emozione andrà via. Questa è una pratica molto efficace, ma per favore ricorda una cosa: non aspettare di avere un’emozione forte per praticare, in quel caso non ricorderai come si fa. Devi praticare ora, oggi che ti senti bene, che non hai a che fare con emozioni forti. Questo è il momento per iniziare a imparare la pratica. Puoi praticare ogni giorno per dieci minuti. Siedi e pratica l’inspirazione e l’espirazione, concentrando l’attenzione sulla pancia. Se fai così per tre settimane, ventuno giorni, diventerà un’abitudine; allora, quando monterà la rabbia o sarai sopraffatto dalla disperazione, ti verrà naturale ricordare la pratica; se ci riuscirai avrai fede nella pratica e sarai in grado di dire alle tue emozioni: ‘Bene, se ritorni farò esattamente la stessa cosa’. Non avrai più paura perché saprai che cosa fare. Pratica regolarmente. Quando la pratica diventa un’abitudine, se non la fai ti sembra che ti manchi qualcosa. Praticare ti porterà benessere e stabilità; e avrà anche un buon effetto sulla tua salute. Questa è la miglior protezione che puoi offrire a te stesso. Io penso sempre che l’energia della consapevolezza sia l’energia del Buddha, dello Spirito Santo che è dentro di noi e ci protegge in ogni momento. Ogni volta che tocchi il seme della consapevolezza e pratichi il respiro consapevole l’energia di Dio, l’energia del Buddha è lì per proteggerti. Una volta imparata la pratica, potrebbe farti piacere spiegare come si pratica a un amico, a un parente o ai tuoi bambini, se ne hai. Conosco madri che praticano con i loro figli; tengono per mano il bimbo o la bimba dicendo: ‘Tesoro, respira con me. Inspirando so che la mia pancia si solleva. Espirando so che la mia pancia si abbassa’; guidano il bambino o la bambina nella respirazione finché lui o lei supera l’emozione. Se conosci la pratica sarai in grado di generare l’energia della stabilità e di trasmetterla a un’altra persona, tenendola per mano. Puoi aiutare quella persona ad attraversare indenne una tempesta; potresti contribuire a salvarle la vita. Moltissimi giovani, ai nostri giorni, non sanno gestire le loro emozioni; il numero dei suicidi è enorme. Questo è un esercizio semplice ma molto importante

La pratica regolare della meditazione, oltre migliorare la qualità del benessere psicofisico, insegna al praticante a stare nel momento presente, ad affrontare e attraversare la tempesta piuttosto che a fuggire via. Osservare senza giudicare le nostre emozioni, la paura, la tristezza come la rabbia, ci permette di accoglierle attivando l’energia della nostra consapevolezza:

“Per prendermi cura della mia rabbia innanzitutto torno al respiro e guardo profondamente dentro di me. Mi rendo immediatamente conto che in me c’è un’energia chiamata rabbia; poi riconosco di avere bisogno di un altro tipo di energia che si prenda cura della rabbia e la invito a sorgere e a svolgere questo compito. Questa seconda energia è chiamata presenza mentale. Ognuno di noi ha in sé il seme della presenza mentale. Se sappiamo entrare in contatto con quel seme possiamo iniziare a generare l’energia della presenza mentale; con la sua energia ci possiamo prendere cura dell’energia della rabbia. La presenza mentale è un tipo di energia che ci aiuta ad essere consapevoli di ciò che accade. Siamo tutti capaci di essere presenti; chi pratica ogni giorno lo è più di chi non lo fa. Anche coloro che non praticano hanno in sé il seme della presenza mentale, ma dotato di un’energia molto debole. Anche una pratica di soli tre giorni fa aumentare l’energia della presenza mentale. Può esserci presenza mentale in tutto ciò che si fa. Se bevendo un bicchiere d’acqua sai che in quel momento stai bevendo dell’acqua e non pensi ad altro, allora stai bevendo in presenza mentale, in consapevolezza. Se concentri sull’acqua tutto il tuo essere, corpo e mente, in te c’è consapevolezza e concentrazione e l’azione del bere può essere descritta come un “bere consapevole”. Bevi non soltanto con la bocca ma con tutto il corpo e in piena consapevolezza. Siamo tutti capaci di bere dell’acqua in consapevolezza. Così mi è stato insegnato a fare, da novizio“.

Credo che Thich Nhat Hahn attraverso i suoi insegnamenti ci insegni a trasformare le emozioni in sentimenti, in qualcosa di più elaborato e qualificato. Quando la pancia e la mente entrano in relazione, quando si forma un ponte tra le aree inferiori e più antiche del cervello e le aree corticali superiori, soprattutto le cortecce prefrontali, la nostra psiche si unisce in se stessa e diventa più completa.

Con un linguaggio più psicoanalitico potremmo dire che quando la coscienza e l’inconscio iniziano ad entrare in relazione la psiche diventa più unita e la consapevolezza si espande. Diventare più coscienti è il fine della crescita psicologica.

Guardare, ascoltare e prendere contatto con vita che respira dentro di noi attraverso sensazioni, emozioni e stati d’animo, significa avere fiducia dell’inconscio, della saggezza che abita dentro tutti noi. E lo possiamo fare nella nostra pratica quotidiana, con la curiosità di esplorare noi stessi e di sorprenderci nello scoprire ogni giorno qualcosa di nuovo.

Il testo proposto è tratto da un discorso intitolato “Libero ovunque tu sia” che Thich Nhat Hanh ha tenuto al penitenziario di Stato del Maryland nel 1999, edito da Parallax Press, Berkeley (CA) 2000 e pubblicato in Italia con il consenso dell’Associazione Essere Pace, Via Tertulliano, 30 – 20137 Milano per la distribuzione gratuita.