Il principio di individuazione. Verso lo sviluppo della coscienza umana.

La storia della individuazione di una persona è unica e irripetibile. Non ci sono ricette che assicurano l’individuazione.

Come afferma Maria-Louise von Franz

“il  processo di individuazione è per definizione qualcosa che a un essere umano può soltanto accadere, e sempre in forma unica” anche se tuttavia “nonostante si tratti di un evento unico in un essere umano unico, essa ha alcune caratteristiche tipiche che si ripetono e che sono simili in ogni processo di individuazione”.

“Individuazione” è un’espres­sione che in filosofia ha una lunga storia che va dal Medio Evo fino a Leibniz, Locke e Schopenhauer.

La psico­logia junghiana l’ha portata nel mondo contemporaneo e l’ha intesa come un principio psichico che parla dell’innata ten­denza umana a diventare differenziati e integrati ossia a diventare consapevo­li del nostro fine , di chi e di cosa siamo, di dove stiamo andando.

Nella sua concisa e attuale descrizione del processo d’individuazione, Murray Stein inizia esponendone i due fondamentali movimenti, analitico (separatio) e sintetico (coniuctio).

Quindi inizia ad esaminare il ruolo cen­trale dell’esperienza numinosa, quella che Rudolf Otto definiva l’esperienza religiosa del sacro per definire quell’esperienza ineffabile e potente, di tremore, stordimento, stupore e rapimento ineffabile, dell’incontro con l’Altro vissuto mysterium tremendum et fascinans che scuote l’essere umano alle radici.

Il principium individuazionis è una spinta, un impulso, una tensione e un imperativo per l’essere vivente ad incarnarsi pienamente e a divenire sé stesso all’interno del mondo empirico (nello spazio e nel tempo) in cui vive.

È allo stesso tempo un arduo lavoro psichico, una disciplina che esige la piena partecipazione della persona cosciente per essere portata avanti.

L’iniziazione e la creazione di un peculiare spazio psichico sono aspetti necessari perché questo processo si svolga.

Non è quindi un lavoro spontaneo, che si fa da sé, ma implica un faticoso lavoro che porta l’Io al di fuori delle sue radicate caratteristiche, abitudini personali, atteggiamenti e identificazioni legate alla cultura e all’educazione, verso una maggiore integrità ed interezza.

Jung lo considera un opus contra naturam e un processo dinamico che dura tutta la vita.

Con l’aiuto di intuizioni psicologiche tratte dagli scritti di C.G. Jung, dai miti e dalle fiabe, e da anni di esperienza clinica, Murray Stein ci parla di questa vicenda umana che dura tutta la vita.

Come movimento verso un’ulteriore svi­luppo della coscienza umana negli indivi­dui, nelle tradizioni culturali, e nelle arene internazionali dove le relazioni fra culture differenti sono diventate oggi un problema così pressante, la comprensione del princi­pio d’individuazione ha rilevanza oltre che per i ricercatori, gli stu­diosi, gli operatori “psi” anche per chiunque ascolti quel richiamo interiore a compiere quello che la natura ha solo iniziato.

Individuazione è per Jung anche dare il proprio contributo ad un processo più grande di noi, portare nel mondo in modo incessantemente creativo una dimensione che non esisteva prima, la dimensione di una nuova coscienza.

Murray Stein, Il principio di individuazione. Verso lo sviluppo della coscienza umana, Moretti & Vitali, 2010