Etty Hillesum: “in un momento di abbandono, io mi ritrovo sul petto nudo della vita”
“Il grande cranio dell’umanità. Il suo potente cervello e il suo gran cuore. Tutti i pensieri, per quanto contradditori, nascono da quell’unico grande cervello: il cervello dell’umanità, di tutta l’umanità”, Etty Hillesum, Diario, 21 ottobre 1941
“In fondo, il nostro unico dovere morale è quello di dissodare in noi stessi vaste aree di tranquillità, di sempre maggior tranquillità, fintanto che si sia in grado d’irraggiarla anche sugli altri. E più c’è pace nelle persone, più pace ci sarà in questo mondo agitato”, Diario, 29 settembre 1942
“Quello che fa paura è il fatto che certi sistemi possano crescere al punto da superare gli uomini e da tenerli stretti in una morsa diabolica, gli autori come le vittime: così, grandi edifici e torri, costruiti dagli uomini con le loro mani, s’innalzano sopra di noi, ci dominano, e possono crollarci addosso e seppellirci.”, Etty Hillesum, Diario, 27 febbraio 1942
“E’ stata una breve e violenta battaglia, ne sono uscita con un pezzetto di maturità in più. Ho scritto che mi sono confrontata con il dolore dell’Umanità. Mi sento piuttosto come un piccolo campo di battaglia su cui si combattono i problemi, o almeno alcuni problemi del nostro tempo. L’unica cosa che si può fare è offrirsi umilmente come campo di battaglia. Quei problemi devono trovare pure ospitalità da qualche parte, trovare un luogo in cui possano combattere e placarsi, e noi, poveri piccoli uomini, noi dobbiamo aprir loro il nostro spazio interiore, senza sfuggire […] “, Etty Hillesum, Diario, 14 giugno 1942
“Eppure, in un momento di abbandono, io mi ritrovo sul petto nudo della vita, e le sue braccia mi circondano così dolci e protettive, e il battito del suo cuore non so ancora descriverlo: così lento e regolare e così dolce, quasi smorzato, ma così fedele, come se non dovesse arrestarsi mai, e anche così buono e misericordioso. Io sento la vita in questo modo, né credo che una guerra, o altre insensate barbarie, potranno cambiarvi qualcosa”, Etty Hillesum, Diario, 27 febbraio 1942
“E’ vero che vivo intensamente, a volte mi sembra di vivere con un’intensità demoniaca ed estatica, ma ogni giorno mi rinnovo alla sorgente originaria, alla vita stessa, e di tanto in tanto mi riposo in una preghiera. E chi mi dice che vivo troppo intensamente non sa che ci si può ritirare in una preghiera come nella cella di un convento, e che poi si prosegue con rinnovata pace ed energia. Credo che sia soprattutto la paura di sprecarsi a sottrarre alle persone le loro forze migliori. Se, dopo un laborioso processo che è andato avanti giorno dopo giorno, riusciamo ad aprirci un varco fino alle sorgenti originarie che abbiamo dentro di noi, e che io chiamerò «Dio», e se poi facciamo in modo che questo varco rimanga sempre libero, «lavorando a noi stessi», allora ci rinnoveremo in continuazione e non avremo più da preoccuparci di dar fondo alle nostre forze”, Etty Hillesum, Diario, 28 settembre 1942
“Alla fine di ogni giornata sento il bisogno di dire: la vita è davvero bella”, Etty Hillesum, Diario, 27 febbraio 1942
” […] l’unica vera unità è quella che contiene tutte le contraddizioni e i momenti irrazionali “, Etty Hillesum, Diario, 21 novembre 1941
“Dentro di me c’è una sorgente molto profonda. E in quella sorgente c’è Dio. A volte riesco a raggiungerla, più sovente essa è coperta da pietre e sabbia: allora Dio è sepolto. Allora bisogna dissotterrarlo di nuovo”, Etty Hillesum, Diario, 26 agosto 1942
“In futuro voglio visitarli tutti, uno per uno, gli uomini che a migliaia sono finiti in quel pezzo di brughiera, passando per le mie mani. E se non li troverò, troverò le loro tombe. Non potrò più rimanere tranquillamente seduta alla mia scrivania. Voglio andare per il mondo, vedere coi miei occhi e sentire coi miei orecchi com’è andata a tutti coloro che abbiamo fatto partire”, Etty Hillesum, Diario, 30 settembre 1942
“Di nuovo mi inginocchio sul ruvido tappeto di cocco, con le mani che coprono il viso, e prego: Signore fammi vivere di un unico grande sentimento, fa che io compia amorevolmente le mille piccole azioni di ogni giorno e insieme riconduci tutte queste piccole azioni di ogni giorno in un grande centro, a un profondo sentimento di disponibilità e amore. Allora, quel che farò, o il luogo in cui mi troverò, non avrà più molta importanza”, Etty Hillesum, Diario, 11 luglio 1942
“Quando prego non prego mai per me stessa, prego sempre per gli altri oppure dialogo in modo pazzo, infantile o serissimo con la parte più profonda di me, che per comodità io chiamo Dio […] e questo probabilmente esprime meglio il mio amore per la vita: io riposo in me stessa. E quella parte di me, la parte più profonda e la più ricca in cui riposo è ciò che io chiamo Dio”, Etty Hillesum, Diario, 14 luglio 1942
“L’unica sicurezza su come tu ti debba comportare ti può venire dalle sorgenti profonde che zampillano nel profondo di te stessa. E io lo dico ora con tutta umiltà e riconoscenza e sincerità, anche se so bene che tornerò ad essere suscettibile e ribelle: Dio mio ti ringrazio perché mi hai creata così come sono. Ti ringrazio perché talvolta posso essere così colma di vastità, quella vastità che poi non è nient’altro che il mio essere ricolma di te. Ti prometto che tutta la mia vita sarà un tendere verso quell’armonia, e anche verso quell’umiltà e vero amore di cui sento la capacità in me stessa, nei momenti migliori”, Etty Hillesum, Diario, 11 luglio 1942
“Le minacce e il terrore crescono di giorno in giorno. M’innalzo intorno la preghiera come un muro oscuro che offre riparo, mi ritiro nella preghiera come nella cella di un convento, ne esco fuori più ‘raccolta’, concentrata e forte. Questo ritirarmi nella chiusa cella della preghiera diventa per me una realtà sempre più grande, e anche un fatto sempre più oggettivo. La concentrazione interna costruisce alti muri fra cui ritrovo me stessa e la mia unità, lontana da tutte le distrazioni. E potrei immaginarmi un tempo in cui sarò inginocchiata per giorni e giorni, sin quando non sentirò di avere intorno questi muri che mi impediranno di sfasciarmi, perdermi, rovinarmi”, Etty Hillesum, Diario, 18 maggio 1942
“Su, lasciatemi essere il cuore pensante di questa baracca. Ora voglio esserlo un’altra volta. Vorrei essere il cuore pensante di un intero campo di concentramento […]”, Etty Hillesum, Diario, 30 settembre 1942
“Una volta che l’amore per tutti gli uomini comincia a svilupparsi in noi, diventa infinito”, Etty Hillesum, Diario, 11 luglio 1942
“Christien, apro a caso la Bibbia e trovo questo: “Il Signore è il mio alto rifugio”. Sono seduta sul mio zaino nel mezzo di un affollato vagone merci. Papà, la mamma e Misha sono alcuni vagoni più avanti. La partenza è giunta piuttosto inaspettata, malgrado tutto. Un ordine improvviso mandato appositamente per noi dall’Aja. Abbiamo lasciato il campo cantando […] Grazie per tutte le vostre buone cure”, Etty Hillesum, Diario, 7 settembre 1943
“Quando dal mondo saranno spariti i fili spinati verrai a vedere la mia camera, è così bella e tranquilla. Io trascorro delle mezze nottate alla mia scrivania, a leggere e a scrivere vicino alla mia piccola lampada. Ho qui circa 1500 pagine di diario dell’anno scorso e ora me le rileggo. Che ricca vita mi viene incontro ad ogni pagina e pensare che è stata la mia vita! […] non sono i fatti che contano nella vita, ma ciò che grazie ai fatti si diventa”, Etty Hillesum, dalla Lettera a Osias, 28 settembre 1942
Etty Hillesum, Diario (1941-1943), Milano, Adelphi, 1986.